Tra essi alcuni infermieri e insegnanti di scuola materna
Le rigide maglie della “riforma Fornero” si allentano per alcune categorie di lavoratori. Sono quelle a cui è stato riconosciuto lo status di “lavoro gravoso”.
Per questi lavoratori il limite dei 67 anni non sarà un’imposizione. Potranno andare in pensione, dopo aver maturato i corretti parametri per farlo, anche 5 anni prima degli altri.
Le categorie sono varie ed assortite e comprendono ad esempio i minatori e i macchinisti dei treni. Ma anche gli insegnanti delle scuole materne e degli asili.
Ecco l’elenco completo:
- maestre di asilo nido e delle scuola materna;
- infermieri con turni notturni;
- macchinisti;
- camionisti;
- gruisti;
- badanti;
- lavoratori addetti alle pulizie;
- netturbini;
- lavoratori addetti alla concia delle pelli;
- facchini;
- muratori.
Il dibattito politico
Il problema assurge però a livello internazionale. Bruxelles ha chiesto infatti chiarimenti al nostro governo circa l’applicazione della manovra. A causa di queste esenzioni si creerà infatti un buco di circa 1,7 miliardi di Euro rispetto a quanto calcolato di recuperare in funzione della “Legge Fornero”.
Il decreto ministeriale va tradotto in Legge entro la fine dell’anno, e di conseguenza il tempo stringe. Il Premier Gentiloni è intenzionato ad affrontarlo in tempi brevi, mentre Matteo Renzi vorrebbe farlo slittare. Magari per farlo affrontare a chi assumesse il governo nella prossima legislatura.
Il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha spiegato: “La legge di bilancio dell’anno scorso e quella di quest’anno contengono numerosi strumenti che permettono, a particolari segmenti della popolazione, di lasciare il lavoro prima e andare in pensione anticipatamente”. Ed ha aggiunto che l’aumento dell’età pensionabile previsto a partire dal 2019 “è un obbligo di legge, ed è già avvenuto due volte che in passato l’età pensionabile è stata accresciuta per ragioni di demografia”.
In pratica si tratterebbe tra l’altro di un adeguamento dovuto all’incremento dell’attesa di vita.
A questo proposito, la Segretaria della CGIL, Susanna Camusso propone di bloccare per decreto l’incidenza di detto incremento: “Voglio esprimere la preoccupazione per la mancanza di risposte sulla previdenza. Serve un atto normativo che sospenda l’aumento dell’aspettativa di vita”.
Si è pronunciato anche il Segretario della UIL, Carmelo Barbagallo: “C’è bisogno” di risposte significative sulla fase due della previdenza”.